Digital library (interview) RAI Educational

Karl Popper

London, 13/04/93

"Against Television"

SUMMARY:

  • The distinction between education and information is not only invalid, but also dishonest. There can be no information without a tendency. The educator has a great responsibility; the mere informer seems to have none. Most people in television do not know how much responsibility they have. Television has immense power and all power must be controlled. Civilisation is the fight against violence and this is threatened by television (1).
  • There is enough violence in the world,we do not need to invent more to desensitise people to it. It is destroying civilisation (2).
  • We need an institute for people who work in television like the institutes for doctors. They become provisionally licensed then they take courses which draw their attention to the dangers to our civilisation. Then, on the basis of an examination, they take an oath that they will be always aware of these dangers and act accordingly and then they get permanent membership of the Institute for Television (3).
  • Why should it be illiberal for a liberal to affirm the necessity for a limitation of freedom ? All freedom has to be limited. And wherever there is a freedom, the best limitation is the responsibility of the one who acts (4).
  • Of course, there is always the danger of corruption in any kind of control. This danger has to be constantly faced, but the present state of uncontrolled television is more dangerous (5).
  • One of the main arguments against this point of view is that one is limiting the consumer, depriving him of a certain pleasure. But the pleasure is a danger for the other people. One cannot deny but there are many crimes committed where the criminal says precisely which film or television programme has made him think of this particular crime (6).
  • Popper would like to see cinema licensed, but there is a difference between the cinema and television. Children spend a considerable part of their time in front of television. They can no longer distinguish between what they see here and reality. The cinema, where you have to walk there and you don't remain sitting there normally for more than 2 hours, is different (7).
  • Now, television is a method of propagating violence and telling children that violence is an essential part of their environment, and thereby educating them to violence. At present, there is competition in television to make things more dramatic, more real, more horrible. This competition has worked for some years now, and has made things very much worse. So it is extremely urgent to do something about it. It is the liberal method of living in a society ruled by law as opposed to a society ruled by terror (8).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Sir Karl Popper, Lei ha affermato che la televisione ha, specialmente per i ragazzi, il valore di un'autorit morale e che svolge quindi un ruolo educativo. Alcuni sostengono che questa tesi sia in contrasto con l'idea liberale, secondo cui non bisogna educare le persone, ma informarle. Lei pensa dunque che la televisione dovrebbe avere una funzione educativa?

Risposta
Penso proprio di s. Credo che distinguere in questo caso tra educare e informare non soltanto falso, ma decisamente disonesto. Mi dispiace doverlo dire. Non ci pu essere informazione che non esprima una certa tendenza. E ci si vede gi nella scelta dei contenuti, quando si deve scegliere su che cosa la gente dovr essere informata. Per fare questo bisogna aver gi stabilito in anticipo che cosa si pensa dei fatti, decidere circa il loro interesse e il loro significato. Questo basta a dimostrare che non esiste informazione che non sia "di tendenza". Bisogna scegliere, e il nostro intendimento determina la nostra scelta. Cos, per esempio, Lei pu chiedere a qualsiasi professionista della televisione di far parlare una persona frontalmente o di farla parlare di profilo: c' una bella differenza! Tutto il risultato di una scelta. Dire che esiste della pura informazione, come semplice trasmissione di fatti, falso. Voi tentate continuamente di imporre il vostro punto di vista al telespettatore e non potete impedirvi di farlo. Perci la distinzione tra educare ed informare non regge. Ma questa distinzione non semplicemente falsa, essa risponde piuttosto ad un preciso obiettivo, perch permette di dire: "Noi siamo obiettivi, vi comunichiamo soltanto i fatti, i fatti come sono e non i fatti come vorremmo che voi li vedeste: i fatti semplicemente come sono". Questo falso! D'altronde si parla dell'educazione come di una imposizione necessaria. L'insegnante impone il suo punto di vista all'allievo, al ragazzo che deve essere educato. L'educatore gravato da una grande responsabilit, mentre colui che informa, il "puro informatore", pare che non ne abbia alcuna. Ma questa differenza non esiste. Se voi siete informatori responsabili, siete anche educatori. Ma se siete educatori irresponsabili, voi state trasgredendo le regole del gioco. Lei non pu sottrarsi all'obbligo di educare. Lei come educatore ha una grande responsabilit e cos pure la televisione ha una grande responsabilit. Io credo che la maggioranza dei professionisti della televisione non si rendano conto appieno della loro responsabilit. Credo che non siano capaci di valutare l'ampiezza del loro potere. La televisione ha un immenso potere educativo e questo potere pu far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della legge o da quello della violenza. E' evidente che si tratta di cose terribili! Lei mi dice che io difendo, contro l'ideale liberale, il fatto che le persone debbano essere educate e non informate. Questo ideale sedicente liberale stato inventato "ad hoc" per non dover rivedere e trasformare il mondo dell'informazione. E' stato inventato proprio e soltanto per questo. Non stato mai veramente un ideale liberale. Il liberalismo classico sotto tutte le sue forme ha sempre accordato una grande importanza all'educazione e un'importanza ancora pi grande alla responsabilit. D'altronde tutte le correnti del liberalismo classico hanno insistito sulla necessit di controllare il potere. Il miglior mezzo quello dell'autocontrollo. Un certo autocontrollo ci deve essere in ogni caso. Ogni potere, e soprattutto un potere gigantesco come quello della televisione, deve essere controllato. La televisione pu distruggere la civilt. Che cos' la civilt? E' la lotta contro la violenza. C' progresso civile, se c' lotta alla violenza in nome della pace tra le nazioni, all'interno delle nazioni e, prima di tutto, all'interno delle nostre case. La televisione costituisce una minaccia per tutto questo. La minaccia, beninteso, sarebbe peggiore sotto una dittatura poich in questo caso ci sarebbe una vera manipolazione allo scopo di far accettare ai cittadini la dittatura. E come ha mostrato Orwell ci pu avvenire senza che la gente si renda conto di ci che sta succedendo. In ogni caso non ha senso discutere sui pericoli potenziali della televisione. E' sul suo potere attuale che bisogna riflettere e chiedersi se non sia male impiegato. Bisogna piuttosto domandarsi, in rapporto al potere attuale della televisione, se non sia mal impiegato. Io credo che questo avvenga spesso La mia esperienza dell'ambiente televisivo mi insegna infatti che i suoi professionisti non sanno quello che fanno. Si pongono scopi del tipo "essere realisti", "essere avvincenti", "interessare", "eccitare". Questi sono gli obiettivi che si pongono esplicitamente. Ci che misura l'arte, la tecnica di un uomo di televisione realizzare tali obiettivi. Non ha coscienza della sua funzione educativa, non ha coscienza del potere enorme che esercita. Lei mi aveva posto la domanda: "Secondo la dottrina liberale l'individuo deve avere le sue responsabilit?", le rispondo: tutto va bene finch si assume delle responsabilit e vi conforma i suoi comportamenti. Ma se diventa violento e aggredisce i suoi vicini deve essere punito. C' una bella battuta sulla libert, nata in un tribunale americano. Un uomo dice: "Sono un uomo libero e quindi posso dirigere il mio pugno in qualsiasi direzione". Al che il giudice gli risponde: "E' vero che lei un uomo libero, ma il limite al movimento del suo pugno il naso del suo vicino!" In due parole se vogliamo una societ da cui, nei limiti del possibile, la violenza sia esclusa e punita solo in caso di necessit, il limite del vostro movimento il naso del vostro vicino. Questo il fondamento di una societ civile. E' una cosa semplice da definire. Ci sono due tipi di societ: il primo quello dove regna la legge, in cui la legge introdotta e perfezionata gradualmente in funzione dei seguenti scopi: limitare, solo quando necessario, la libert individuale ed evitare per quanto possibile la violenza. Ecco il principio razionale che deve ispirare la legge. Il contenuto della legge deve essere semplicemente, come dicevo prima, che il naso del mio vicino segni un limite al libero movimento dei miei pugni, o meglio che quel limite sia stabilito a una distanza, diciamo di 8 centimetri , dal naso del mio vicino. Questo deve dire una buona legge. La seconda possibilit il regno del terrore, il regno della violenza e della paura. Ne abbiamo vista troppa, in particolare sotto i regimi nazista e comunista. Milioni e milioni di persone hanno sofferto nei modi pi orribili sotto il regno della violenza. Noi dobbiamo lavorare attivamente per contrastarlo. Perci bisogna formare gli individui alla civilt, influendo sulle loro aspettative. Questo il mio progetto educativo.

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Domanda 2
Sir Karl, che cosa pensa della violenza mostrata dalla informazione televisiva in occasione della guerra in Jugoslavia?

Risposta
Certo, bisogna mostrarla, ma la si mostra un po' troppo! Non c' solo violenza nel mondo. La televisione ha fatto per anni dei bei programmi e ancora ne fa di tanto in tanto. Ma il problema che si pone quello della selezione. C' gi abbastanza violenza nel mondo. Non c' affatto bisogno di aggiungere a quella violenza delle violenze inventate: in tal modo la gente diviene gradatamente insensibile a qualsiasi tipo di violenza che non sia quella fatta a loro stessi. Quando ero giovane ho lavorato per parecchi anni come educatore di bambini difficili. I pi difficili erano quelli che avevano patito violenze nelle loro famiglie. Ho una certa esperienza in merito. A volte portavo quei bambini al cinema - a quel tempo la televisione non esisteva - e l mi accorgevo che i bambini hanno paura della violenza. Un bambino normale chiude gli occhi per non vederla. Il fatto che la gente si abitui a vedere scene di violenza, che questa diventi il suo pane quotidiano, ci distrugge la civilt. Questa la mia tesi. E' una tesi assai semplice. Coloro che lavorano per la televisione non hanno sufficiente coscienza di ci che fanno. Vogliono mostrare cose che impressionino,. vogliono "essere realisti" e non si rendono conto dei guasti che provocano. La maggior parte di loro non se ne rende conto.

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Domanda 3
Lei pensa che i principi di cui abbiamo parlato dovrebbero valere non solo per i lavoratori della televisione, ma anche per quelli del cinema e della radio?

Risposta
No. Bisogna cominciare innanzi tutto dal gruppo pi influente, e quello che ha maggior potere quello dei professionisti della televisione. La mia proposta questa: fondare una istituzione come quella che esiste per i medici. I medici si controllano attraverso un Ordine. La cosa non riesce sempre perfettamente. Ci sono medici che fanno gravi errori e medici che commettono dei crimini. Ma ci sono pur sempre le regole elaborate dall'Ordine. Beninteso, il Parlamento ha un potere legislativo superiore a quello dell'Ordine dei medici. In Germania e in Inghilterra questa istituzione si chiama "Camera dei medici". Sul loro modello si potrebbe creare un "Istituto per la televisione". La mia proposta che tutti voi, tutti voi che siete qui, siate registrati provvisoriamente come membri dell' "Istituto per la televisione". In seguito dovreste partecipare a una serie di corsi per sensibilizzarvi ai pericoli a cui la televisione espone i bambini, gli adulti e l'insieme della nostra civilt. Cos molti di voi scoprirebbero degli aspetti ignorati della professione e sarebbero indotti a considerare in modo nuovo la societ e il loro ruolo. Ritengo inoltre che in un secondo tempo dovreste sostenere un esame per vedere se vi siete impadroniti dei principi fondamentali. Superato l'esame dovreste prestare giuramento, come i medici: dovreste promettere di tenere sempre presenti quei pericoli e di agire di conseguenza in modo responsabile. E' soltanto allora che potreste entrare come membro permanente nell' "Istituto per la televisione". Non mantenedo quella promessa perdereste la vostra licenza. Per avere la licenza che permette di lavorare in televisione, bisognerebbe aver superato con successo l'esame e aver prestato giuramento, nello stesso modo in cui i medici ottengono una licenza per lavorare in ospedale.Non rispettando il giuramento potreste perdere la vostra licenza. Naturalmente vi dovrebbe essere possibile fare appello a una istanza di giudizio superiore, ma se questa confermasse che avete agito irresponsabilmente, perdereste il diritto a lavorare in televisione. Beninteso, queste istituzioni dovrebbero essere elette a maggioranza da voi stessi. E la misura disciplinare che potrebbe togliervi la licenza dovrebbe provenire da una corte in cui fossero dei professionisti come voi a detenere il pi alto potere. Bisogna stabilire delle regole. Quanto poi al modo in cui quelle regole devono essere formulate e modificate, dovrebbe essere oggetto di discussione.

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Domanda 4
Sir Karl, sono state mosse delle obiezioni contro le Sue proposte di regolamentazione dell'informazione televisiva. Molti, per esempio, giudicano paradossale che un liberale come Lei affermi la necessit di limitare la libert di espressione. Lei che cosa ne pensa?

Risposta
Devo confessare che faccio fatica a capire queste obiezioni. Potrei aver voglia di esprimermi colpendovi con un pugno, ma chiaro che non posso, non devo farlo. E' forse antiliberale impedirmi di colpirvi? INTERVISTATORE: Niente affatto. POPPER: Qui in gioco lo stesso principio. Perch dovrebbe essere antiliberale o paradossale per un liberale come me affermare la necessit di limitare la libert? Ogni libert deve essere limitata. Non esiste libert che non abbia bisogno di essere limitata. Dovunque ci sia libert, la miglior forma di limitazione quella che risulta dalla responsabilit dell'uomo che agisce. Se egli un irresponsabile subir le sanzioni previste dalla legge. La sua libert sar limitata, se necessario, anche per tutta la durata della sua vita. Certo noi speriamo che una tale necessit sparisca, un giorno. E' questo che definisce lo sviluppo della civilt: aumentare il grado di incivilimento e ridurre la necessit di imprigionare delle persone per tutta la vita. In ci si vede lo sviluppo di una civilt. Ma ci non vuol dire affatto che sia paradossale per un liberale come me affermare che bisogna limitare la libert di espressione! Un uomo pu essere felice per la sua nuova automobile, e pu avere il sentimento che solo guidando molto veloce pu esprimere la sua felicit e la passione per la sua automobile; vorrebbe traversare Roma a 200 all'ora per esprimerle a pieno. Qual la differenza tra questo modo di esprimersi e quello che rivendicano certi artisti o professionisti della televisione? C' una vera differenza? Bisogna vedere se col vostro modo di esprimervi mettete o no gli altri in pericolo. In altri termini si tratta sempre dello stesso principio.La vostra libert, che sia quella di agitare i pugni, quella di parlare o di diffondere l'informazione o qualsiasi altra, limitata dal naso del vostro vicino. E' sempre lo stesso principio, il principio pi semplice che si possa immaginare. E tutti quelli che invocano la libert, l'indipendenza o il liberalismo per dire che non si possono porre delle limitazioni ad un potere pericoloso come quello della televisione, sono degli idioti. E se non sono degli idioti, sono dei porci che vogliono arricchirsi con lo spettacolo della violenza, educando alla violenza. Si tratta quindi di un principio assolutamente semplice. Se a scuola un professore vi insegna quello che bisogna fare per introdursi illecitamente in una banca o per avvelenare un genitore, se vi d tutte le informazioni utili per diventare un buon criminale, voi direte che quel professore deve essere rimosso; questo non vuol dire che debba essere messo in prigione, ma che comunque dovrebbe essere rimosso. La stessa cosa dovrebbe valere per i professionisti della televisione. Io posso qui soltanto presentare la cosa nella sua generalit. Mi impossibile dire quali regole precise dovrebbe avere l' "Istituto per la televisione" dato che quell'Istituto stesso che dovrebbe elaborarle.Io ho certamente delle idee su che cosa dovrebbero essere, ma per entrare nei particolari ci vorrebbe un regolamento di almeno una ventina di pagine ed io non posso farlo qui, ora. L'essenziale capire ci che deve stare alla base di questo regolamento, quale deve essere l'atteggiamento da adottare rispetto alla situazione generale. La gente deve capire, per ora, che la civilt messa in pericolo dalla televisione. Ammetto che delle regole simili potrebbero diventare necessarie per i giornali e per altri settori dell'informazione, ma non questo il soggetto della nostra conversazione. Nel caso della televisione facile mettere in opera una istituzione per prevenire il cattivo uso di un potere sociale pressoch illimitato.

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Domanda 5
Un'ultima domanda: non c' il rischio che la regolamentazione possa produrre involontariamente una televisione simile al "Grande Fratello" di Orwell?

Risposta
Certo un rischio del genere bisogna metterlo in conto! Simili pericoli esistono sempre. L'esistenza di una societ civile comporta tali pericoli. In Italia la mafia rappresenta un pericolo di questo genere. La corruzione sempre possibile. Bisogna continuamente lottare contro simili eventualit. Ma per ora, allo stato delle cose, mi sembra che sia pi vicina al "Grande Fratello" di Orwell una televisione come la nostra, non regolamentata, che non quella che noi vogliamo promuovere. Bisogna fare qualcosa per promuovere la civilt.

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Domanda 6
Sir Karl, ma cos, coloro a cui piace guardare la violenza alla televisione ne sarebbero privati?

Risposta
Lei fa una giusta osservazione. Un argomento contro la mia posizione che io limito non solo i produttori di televisione, ma anche i consumatori. Bisogna privare il consumatore del suo piacere? Si tratta dello stesso principio: bisogna privare di una quota di piacere l'uomo che ha comprato un'automobile che corre a 300 all'ora? S, se il suo piacere costituisce un pericolo per gli altri. Lo stesso si pu dire per la violenza in televisione. Certi guidatori potrebbero non avere incidenti a 300 all'ora anche attraversando una citt. Si potrebbe dire che essi, a differenza di altri, non costituiscono pericolo. Ma la legge deve avere una certa universalit. Non si possono fare dei test alla gente e dire all'uno: "La tua velocit massima deve essere di 70 Km all'ora" e all'altro "per te invece di 200 Km all'ora". E' impossibile. Certe persone con il loro atteggiamento di rifiuto della violenza non diventerebbero pericolose anche se vedessero le peggiori cose alla televisione, mentre altri possono esserne influenzati. Non si pu negare che in molte vicende criminali, l'assassino in grado di citare con precisione il film o il telefilm che gli ha fornito l'idea del suo delitto. E' un fenomeno abbastanza frequente, bench non succeda sempre. Ma spesso possibile identificare il momento in cui l'idea di un delitto o della violenza stata suggerita al suo autore.

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Domanda 7
Sir Karl, il cinema non dovrebbe avere anch'esso una licenza, dal momento che come Lei sa, la maggior parte dei film che si vedono in televisione provengono dal cinema?

Risposta
E' proprio quello che io vorrei. Ma c' una grande differenza. I bambini passano una parte considerevole del loro tempo davanti al video. Per loro la televisione una parte importante della realt. Non sono pi in grado di distinguere tra ci che vedono e la realt. Ma c' di pi! Non ricordo pi bene le statistiche relative, ma in America esse stabiliscono che parecchi ragazzi passano in media pi di sei ore al giorno davanti al loro apparecchio televisivo. E, se si considera che probabilmente restano in piedi per il doppio di questo tempo, se non si contano i pasti eccetera, questo equivale pi o meno alla met della loro vita. Io penso che il caso del cinema sia molto diverso, perch innanzi tutto bisogna prendersi la briga di andarci, e comunque ci si resta solo due ore o due ore e mezzo. Il problema della televisione quindi pi urgente.

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Domanda 8
Perch lo ritiene pi urgente?

Risposta
C' una escalation nel modo di fare televisione. Le cose devono essere rappresentate sempre pi forti, sempre pi realistiche e orribili. Questa escalation cominciata qualche anno fa. E dopo di allora le cose sono peggiorate continuamente. E' dunque estremamente urgente intervenire. E non vedo perch lo stesso argomento non dovrebbe valere per il cinema, i libri e i giornali. Secondo me esiste un solo metodo valido: quello della autoregolamentazione, dell'autocensura, non della censura. Gli irresponsabili devono essere ricusati dai loro colleghi. E' un metodo perfettamente liberale in una societ retta dal diritto e non dal terrore. Ed una cosa semplice, non ci trovo niente di complicato.

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