Niccol Machiavelli a Zanobi Buondelmonti e Cosimo Rucellai salute. |
Quali siano stati universalmente i principii di qualunque citt, e quale fusse quello di Roma. | |
Di quante spezie sono le republiche, e di quale fu la republica romana. | |
Quali accidenti facessono creare in Roma i tribuni della plebe, il che fece la republica pi perfetta. | |
Che la disunione della plebe e del Senato romano fece libera e potente quella republica. | |
Dove pi sicuramente si ponga la guardia della libert, o nel popolo o ne' grandi; e quali hanno maggiore cagione di tumultuare, o chi vuole acquistare o chi vuole mantenere. | |
Se in Roma si poteva ordinare uno stato che togliesse via le inimicizie intra il popolo ed il Senato. | |
Quanto siano in una republica necessarie le accuse a mantenerla in libertade. | |
Quanto le accuse sono utili alle republiche, tanto sono perniziose le calunnie. | |
Come egli necessario essere solo a volere ordinare una repubblica di nuovo, o al tutto fuor degli antichi suoi ordini riformarla. | |
Quanto sono laudabili i fondatori d'una republica o d'uno regno, tanto quelli d'una tirannide sono vituperabili. | |
Della religione de' Romani. | |
Di quanta importanza sia tenere conto della religione, e come la Italia, per esserne mancata mediante la chiesa romana, rovinata. | |
Come i Romani si servivono della religione per riordinare la citt e seguire le loro imprese e fermare i tumulti. | |
I Romani interpetravano gli auspizi secondo la necessit, e con la prudenza mostravano di osservare la religione, quando forzati non la osservavano; e se alcuno temerariamente la dispregiava, punivano. | |
I Sanniti, per estremo rimedio alle cose loro afflitte, ricorsero alla religione. | |
Uno popolo, uso a vivere sotto uno principe, se per qualche accidente diventa libero, con difficult mantiene la libert. | |
Uno popolo corrotto, venuto in libert, si pu con difficult grandissima mantenere libero. | |
In che modo nelle citt corrotte si potesse mantenere uno stato libero, essendovi; o, non vi essendo, ordinarvelo. | |
Dopo uno eccellente principe si pu mantenere uno principe debole; ma, dopo uno debole, non si pu con un altro debole mantenere alcuno regno. | |
Dua continove successioni di principi virtuosi fanno grandi effetti; e come le republiche bene ordinate hanno di necessit virtuose successioni, e per gli acquisti ed augumenti loro sono grandi. | |
Quanto biasimo meriti quel principe e quella republica che manca d'armi proprie. | |
Quello che sia da notare nel caso de' tre Orazii romani e tre Curiazii albani. | |
Che non si debbe mettere a pericolo tutta la fortuna e non tutte le forze; e, per questo, spesso il guardare i passi dannoso. | |
Le republiche bene ordinate costituiscono premii e pene a' loro cittadini, n compensono mai l'uno con l'altro. | |
Chi vuole riformare uno stato anticato in una citt libera, ritenga almeno l'ombra de' modi antichi. | |
Uno principe nuovo, in una citt o provincia presa da lui, debbe fare ogni cosa nuova. | |
Sanno rarissime volte gli uomini essere al tutto cattivi o al tutto buoni. | |
Per quale cagione i Romani furono meno ingrati contro agli loro cittadini che gli Ateniesi. | |
Quale sia pi ingrato, o uno popolo o uno principe. | |
Quali modi debbe usare uno principe o una republica per fuggire questo vizio della ingratitudine; e quali quel capitano o quel cittadino per non essere oppresso da quella. | |
Che i capitani romani per errore commesso non furano mai istraordinariamente puniti; n furano mai ancora puniti quando per la ignoranza loro o tristi partiti presi da loro ne fusse seguiti danni alla republica. | |
Una republica o uno principe non debbe differire a beneficare gli uomini nelle sue necessitadi. | |
Quando uno inconveniente cresciuto o in uno stato o contro a uno stato, pi salutifero partito temporeggiarlo che urtarlo. | |
L'autorit dittatoria fece bene, e non danno, alla republica romana: e come le autorit che i cittadini si tolgono, non quelle che sono loro dai suffragi liberi date, sono alla vita civile perniziose. | |
La cagione perch la creazione in Roma del decemvirato fu nociva alla libert di quella republica, non ostante che fusse creato per suffragi publici e liberi. | |
Non debbano i cittadini, che hanno avuti i maggiori onori, sdegnarsi de' minori. | |
Quali scandoli partor in Roma la legge agraria: e come fare una legge in una republica, che riguardi assai indietro, e sia contro a una consuetudine antica della citt, scandolosissimo. | |
Le republiche deboli sono male risolute e non si sanno diliberare; e se le pigliano mai alcun partito, nasce pi da necessit che da elezione. | |
In diversi popoli si veggano spesso i medesimi accidenti. | |
La creazione del decemvirato in Roma, e quello che in essa da notare: dove si considera, intra molte altre cose, come si pu o salvare, per simile accidente, o oppressare una republica. | |
Saltare dalla umilt alla superbia, dalla piat alla crudelt, sanza i debiti mezzi, cosa imprudente e inutile. | |
Quanto gli uomini facilmente si possono corrompere. | |
Quegli che combattono per la gloria propria, sono buoni e fedeli soldati. | |
Una moltitudine sanza capo inutile: e come non si debbe minacciare prima, e poi chiedere l'autorit. | |
cosa di malo esemplo non osservare una legge fatta, e massime dallo autore d'essa; e rinfrescare ogni d nuove ingiurie in una citt, , a chi la governa, dannosissimo. | |
Li uomini salgono da una ambizione a un'altra; e prima si cerca non essere offeso, dipoi si offende altrui. | |
Gli uomini, come che s'ingannino ne' generali, ne' particulari non s'ingannono. | |
Chi vuole che uno magistrato non sia dato a uno vile o a uno cattivo, lo facci domandare o a uno troppo vile e troppo cattivo o a uno troppo nobile e troppo buono. | |
Se quelle cittadi che hanno avuto il principio libero, come Roma, hanno difficult a trovare legge che le mantenghino: quelle che lo hanno immediate servo, ne hanno quasi una impossibilit. | |
Non debba uno consiglio o uno magistrato potere fermare le azioni delle citt. | |
Una republica o uno principe debbe mostrare di fare per liberalit quello a che la necessit lo constringe. | |
A reprimere la insolenzia d'uno che surga in una republica potente, non vi e pi sicuro e meno scandoloso modo, che preoccuparli quelle vie per le quali viene a quella potenza. | |
Il popolo molte volte disidera la rovina sua, ingannato da una falsa spezie di beni: e come le grandi speranze e gagliarde promesse facilmente lo muovono. | |
Quanta autorit abbi uno uomo grave a frenare una moltitudine concitata. | |
Quanto facilmente si conduchino le cose in quella citt dove la moltitudine non corrotta: e che, dove equalit, non si pu fare principato; e dove la non , non si pu fare republica. | |
Innanzi che seguino i grandi accidenti in una citt o in una provincia, vengono segni che gli pronosticono, o uomini che gli predicano. | |
La plebe insieme gagliarda, di per s debole. | |
La moltitudine pi savia e pi costante che uno principe. | |
Di quale confederazione o lega altri si pu pi fidare; o di quella fatta con una republica, o di quella fatta con uno principe. | |
Come il consolato e qualunque altro magistrato in Roma si dava sanza rispetto di et. |
Quale fu pi cagione dello imperio che acquistarono i Romani, o la virt, o la fortuna. | |
Con quali popoli i Romani ebbero a combattere, e come ostinatamente quegli difendevono la loro libert. | |
Roma divenne gran citt rovinando le citt circunvicine, e ricevendo i forestieri facilmente a' suoi onori. | |
Le republiche hanno tenuti tre modi circa lo ampliare. | |
Che la variazione delle sette e delle lingue, insieme con l'accidente de' diluvii o della peste, spegne le memorie delle cose. | |
Come i Romani procedevano nel fare la guerra. | |
Quanto terreno i Romani davano per colono. | |
La cagione perch i popoli si partono da' luoghi patrii, ed inondano il paese altrui. | |
Quali cagioni comunemente faccino nascere le guerre intra i potenti. | |
I danari non sono il nervo della guerra, secondo che la comune opinione. | |
Non partito prudente fare amicizia con uno principe che abbia pi opinione che forze. | |
S'egli meglio, temendo di essere assaltato, inferire o aspettare la guerra. | |
Che si viene di bassa a gran fortuna pi con la fraude; che con la forza. | |
Ingannansi molte volte gli uomini, credendo con la umilt vincere la superbia. | |
Gli stati deboli sempre fiano ambigui nel risolversi: e sempre le diliberazioni lente sono nocive. | |
Quanto i soldati de' nostri tempi si disformino dagli antichi ordini. | |
Quanto si debbino stimare dagli eserciti ne' presenti tempi le artiglierie; e se quella opinione, che se ne ha in universale, vera. | |
Come per l'autorit de' Romani, e per lo esemplo della antica milizia, si debba stimare pi le fanterie che i cavagli. | |
Che gli acquisti nelle republiche non bene ordinate, e che secondo la romana virt non procedano, sono a ruina, non ad esaltazione di esse. | |
Quale pericolo porti quel principe o quella republica che si vale della milizia ausiliare o mercenaria. | |
Il primo pretore ch'e' romani mandarono in alcuno luogo, fu a Capova, dopo quattrocento anni che cominciarono a fare guerra. | |
Quanto siano false molte volte le opinioni degli uomini nel giudicare le cose grandi. | |
Quanto i Romani nel giudicare i sudditi per alcuno accidente che necessitasse tale giudizio fuggivano la via del mezzo. | |
Le fortezze generalmente sono molto pi dannose che utili. | |
Che lo assaltare una citt disunita, per occuparla mediante la sua disunione, partito contrario. | |
Il vilipendio e l'improperio genera odio contro a coloro che l'usano, sanza alcuna loro utilit. | |
Ai principi e republiche prudenti debbe bastare vincere; perch, il pi delle volte, quando e' non basta, si perde. | |
Quanto sia pericoloso a una republica o a uno principe non vendicare una ingiuria fatta contro al publico o contro al privato. | |
La fortuna acceca gli animi degli uomini, quando la non vuole che quegli si opponghino a' disegni suoi. | |
Le republiche e gli principi veramente potenti non comperono l'amicizie con danari, ma con la virt e con la riputazione delle forze. | |
Quanto sia pericoloso credere agli sbanditi. | |
In quanti modi i Romani occupavano le terre. | |
Come i Romani davano agli loro capitani degli eserciti le commissioni libere. |
A volere che una setta o una republica viva lungamente, necessario ritirarla spesso verso il suo principio. | |
Come egli cosa sapientissima simulare in tempo la pazzia. | |
Come egli necessario, a volere mantenere una libert acquistata di nuovo, ammazzare i figliuoli di Bruto. | |
Non vive sicuro uno principe in uno principato, mentre vivono coloro che ne sono stati spogliati. | |
Quello che fa perdere uno regno ad uno re che sia, di quello, ereditario. | |
Delle congiure. | |
Donde nasce che le mutazioni dalla libert alla servit, e dalla servit alla libert, alcuna ne sanza sangue, alcuna ne piena. | |
Chi vuole alterare una republica, debbe considerare il suggetto di quella. | |
Come conviene variare co' tempi volendo sempre avere buona fortuna. | |
Che uno capitano non pu fuggire la giornata, quando l'avversario la vuol fare in ogni modo. | |
Che chi ha a fare con assai, ancora che sia inferiore, pure che possa sostenere gli primi impeti, vince. | |
Come uno capitano prudente debbe imporre ogni necessit di combattere a' suoi soldati, e, a quegli degli inimici, torla. | |
Dove sia pi da confidare, o in uno buono capitano che abbia lo esercito debole, o in uno buono esercito che abbia il capitano debole. | |
Le invenzioni nuove, che appariscono nel mezzo della zuffa, e le voci nuove che si odino, quali effetti facciano. | |
Che uno e non molti sieno preposti ad uno esercito, e come i pi comandatori offendono. | |
Che la vera virt si va ne' tempi difficili, a trovare; e ne' tempi facili, non gli uomini virtuosi, ma quegli che per ricchezze o per parentado hanno piu' grazia. | |
Che non si offenda uno, e poi quel medesimo si mandi in amministrazione e governo d'importanza. | |
Nessuna cosa pi degna d'uno capitano, che presentire i partiti del nimico. | |
Se a reggere una moltitudine pi necessario l'ossequio che la pena. | |
Uno esemplo di umanit appresso i falisci potette pi che ogni forza romana. | |
Donde nacque che Annibale, con diverso modo di procedere da Scipione fece quelli medesimi effetti in Italia che quello in Ispagna. | |
Come la durezza di Manlio Torquato e la umanit di Valerio Corvino acquist a ciascuno la medesima gloria. | |
Per quale cagione Cammillo fusse cacciato di Roma. | |
La prolungazione degl'imperii fece serva Roma. | |
Della povert di Cincinnato e di molti cittadini romani. | |
Come per cagione di femine si rovina uno stato. | |
Come e' si ha ad unire una citt divisa; e come e' non vera quella opinione, che, a tenere le citt, bisogni tenerle divise. | |
Che si debbe por mente alle opere de' cittadini, perch molte volte sotto una opera pia si nasconde uno principio di tirannide. | |
Che gli peccati de' popoli nascono dai principi. | |
A uno cittadino che voglia nella sua republica fare di sua autorit alcuna opera buona, necessario, prima, spegnere l'invidia: e come, vedendo il nimico, si ha a ordinare la difesa d'una citt. | |
Le republiche forti e gli uomini eccellenti ritengono in ogni fortuna il medesimo animo e la loro medesima dignit. | |
Quali modi hanno tenuti alcuni a turbare una pace. | |
Egli necessario, a volere vincere una giornata, fare lo esercito confidente ed infra loro e con il capitano. | |
Quale fama o voce o opinione fa che il popolo comincia a favorire uno cittadino: e se ei distribuisce i magistrati con maggiore prudenza che un principe. | |
Quali pericoli si portano nel farsi capo a consigliare una cosa; e, quanto ella ha pi dello istraordinario, maggiori pericoli vi si corrono. | |
Le cagioni perch i Franciosi siano stati e siano ancora giudicati nelle zuffe, da principio pi che uomini, e dipoi meno che femine. | |
Se le piccole battaglie innanzi alla giornata sono necessarie; e come si debbe fare a conoscere uno inimico nuovo, volendo fuggire quelle. | |
Come debbe essere fatto uno capitano nel quale lo esercito suo possa confidare. | |
Che uno capitano debbe essere conoscitore de' siti. | |
Come usare la fraude nel maneggiare la guerra e' cosa gloriosa. | |
Che la patria si debbe difendere o con ignominia o con gloria; ed in qualunque modo bene difesa. | |
Che le promesse fatte per forza, non si debbono osservare. | |
Che gli uomini, che nascono in una provincia, osservino per tutti i tempi quasi quella medesima natura. | |
E' si ottiene con l'impeto e con l'audacia molte volte quello che con modi ordinarii non si otterrebbe mai. | |
Quale sia migliore partito nelle giornate, o sostenere l'impeto de' nimici, e, sostenuto, urtargli; ovvero da prima con furia assaltargli. | |
Donde nasce che una famiglia in una citt tiene un tempo i medesimi costumi. | |
Che uno buono cittadino per amore della patria debbe dimenticare le ingiurie private. | |
Quando si vede fare uno errore grande a uno nimico, si debbe credere che vi sia sotto inganno. | |
Una republica, a volerla mantenere libera, ha ciascuno d bisogno di nuovi provvedimenti; e per quali meriti Quinto Fabio fu chiamato Massimo. |
L'edizione telematica di quest'opera ci stata gentilmente offerta dal Liceo Classico "Jacopo Stellini" http://multilab.tol.it/webscuola/udin02 di Udine, che ringraziamo vivamente.
La revisione e l'impaginazione html, ad opera di Giuseppe Bonghi, stata operata sul testo:
- Machiavelli, Tutte le opere, a cura di Mario Martelli, Sansoni, Firenze 1971 - (che presenta un errore nell'intestazione del cap. XXII del libro 3, laddove scrive comit, parola inesistente in italiano anzich umanit)
- Niccol Machiavelli, Opere, Palermo, 1868
1998 - by prof. Giuseppe Bonghi
data ultima modifica: 02 luglio, 2004